Opposizione a revocatoria
L’opposizione a revocatoria di terzo costituisce un mezzo di impugnazione che si distingue per il suo carattere peculiare rispetto al soggetto legittimato a proporla.
In questo caso, infatti, la legittimazione è attribuita a chi non è stato parte nel precedente procedimento giudiziario.
Viene definita come un mezzo di impugnazione straordinario e la sua proposizione non è vincolata dal passaggio in giudicato della sentenza oggetto di contestazione.
È possibile distinguere due forme di opposizione: quella ordinaria e quella straordinaria.
Entrambe sono regolate dalle norme del codice di procedura civile.
In breve, l’opposizione ordinaria è prevista per quelle situazioni in cui il terzo desideri contestare una decisione giudiziaria senza che vi sia alcun elemento di dolo o collusione.
Al contrario, l’opposizione straordinaria è utilizzata quando vi è sospetto di un comportamento fraudolento o illecito che ha influenzato la decisione del tribunale. Questa distinzione è cruciale poiché determina le basi su cui l’opposizione è fondata e le prove che il terzo deve presentare per poter sostenere la propria causa di fronte al tribunale.
Nonostante tali differenze, entrambe le forme di opposizione offrono al terzo la possibilità di proteggere i propri interessi legittimi e di ottenere una revisione equa delle decisioni giudiziarie che potrebbero influenzare la sua situazione giuridica. Questo processo garantisce così che tutte le parti coinvolte abbiano la possibilità di far valere i propri diritti e interessi di fronte alla legge, contribuendo alla giustizia e alla creazione di un sistema di equità nell’ordinamento giuridico.
Articoli di legge che disciplinano l’azione revocatoria
L’azione revocatoria è disciplinata principalmente dall’articolo 2901 del codice civile italiano.
Questo articolo stabilisce che il creditore, anche se il credito è soggetto a condizione o a termine, può domandare che siano dichiarati inefficaci nei suoi confronti gli atti di disposizione del patrimonio con i quali il debitore rechi pregiudizio alle sue ragioni.
La legge richiede che siano soddisfatte determinate condizioni affinché l’azione revocatoria possa essere esercitata con successo. Tra queste condizioni vi è la necessità che il debitore conoscesse il pregiudizio che l’atto arrecava alle ragioni del creditore o che l’atto fosse dolosamente preordinato al fine di pregiudicarne il soddisfacimento. Inoltre, nel caso di atto a titolo oneroso, è richiesto anche che il terzo fosse consapevole del pregiudizio e, nel caso di atto anteriore al sorgere del credito, che fosse partecipe della dolosa preordinazione. La conoscenza della normativa sull’azione revocatoria è essenziale per poter proteggere i diritti dei creditori e garantire l’integrità dell’intero sistema giuridico.
Presupposti dell’azione revocatoria soggettivi e oggettivi
Per l’esperimento della revocatoria, innanzitutto, è necessario che il revocante abbia un credito verso colui che ha compiuto l’atto da revocare.
Questo credito può essere di vario tipo: può essere a termine, condizionato o illiquido; ciò significa che non è necessario che sia già stato accertato dal tribunale né che il revocante sia in possesso di un titolo esecutivo per il suo credito.
Inoltre, è fondamentale che l’atto dispositivo abbia arrecato un pregiudizio alle ragioni del creditore, noto come “eventus damni“. In altre parole, l’atto di disposizione deve aver causato o aggravato il pericolo dell’insufficienza patrimoniale del debitore nel soddisfare il credito del revocante. È importante sottolineare che questo pericolo deve essere attuale e concreto, e non è escluso dal fatto che il creditore abbia già ricevuto un corrispettivo per il suo credito. La valutazione dell’incapienza patrimoniale deve essere fatta prendendo in considerazione la posizione specifica del revocante, che potrebbe essere supportata da garanzie o prelazioni particolari, e deve essere valutata rispetto al momento in cui è stato compiuto l’atto dispositivo. Inoltre, questa situazione di pericolo deve ancora sussistere al momento in cui viene presentata la domanda di revocatoria.
A livello soggettivo, per avviare l’azione di revocatoria è fondamentale la presenza di determinati elementi. Innanzitutto, si richiede che il debitore abbia la conoscenza del pregiudizio arrecato al creditore attraverso il suo atto di disposizione. Questo concetto, noto come “scientia fraudis”, implica che il debitore sia consapevole di aver causato un danno alle ragioni del creditore mediante l’atto compiuto. Questa consapevolezza deve riguardare un pericolo effettivo e tangibile di insolvenza, e la prova di tale conoscenza è a carico dell’attore, che può avvalersi di presunzioni per dimostrarla.
Per quanto riguarda il coinvolgimento di terzi, la conoscenza del pregiudizio arrecato al creditore, denominata “participatio fraudis”, diventa cruciale, specialmente nei casi in cui l’atto dispositivo comporti un vantaggio oneroso per il terzo. In questi casi, il terzo deve essere consapevole della lesione dei diritti del creditore, e la prova di questa conoscenza è anch’essa a carico dell’attore. Tuttavia, per gli atti a titolo gratuito, la conoscenza del terzo non è un requisito essenziale, in quanto tali atti sono revocabili indipendentemente dall’avallo o dall’ignoranza del terzo beneficiario.
Infine, il momento temporale dell’atto dispositivo gioca un ruolo significativo nella valutazione della sua validità. Se l’atto è anteriore al sorgere del credito, la revocatoria è possibile solo se è dimostrata la sua preordinazione dolosa da parte del debitore per danneggiare il creditore. In questi casi, è necessario che il terzo sia stato complice nella pianificazione fraudolenta. Tuttavia, se l’atto è successivo al sorgere del credito, non è richiesto un dolo specifico, ma è sufficiente la previsione cosciente del pregiudizio del creditore. La partecipazione del terzo alla preordinazione è dimostrata quando è evidente che il terzo conosceva l’intento dannoso dell’atto. Tuttavia, se il debitore ha fornito in anticipo informazioni sufficienti sulla propria situazione patrimoniale al creditore, permettendogli di valutare la convenienza dell’operazione, l’intento doloso può essere escluso. In entrambi i casi, la valutazione della conoscenza e dell’intento richiede un’analisi attenta delle circostanze e può essere supportata da presunzioni quando le prove dirette sono limitate.
Termini per l’azione revocatoria
L’opposizione a revocatoria può essere esperita anche dopo che la sentenza oggetto di contestazione è divenuta irrevocabile, il che la rende un efficace strumento di tutela per i terzi che si trovino in una posizione di non partecipazione al processo originario.
Questa peculiarità ne amplia notevolmente l’ambito di applicazione, consentendo a chiunque ritenga di subire un pregiudizio da una sentenza passata in giudicato di presentare un’opposizione. Inoltre, la possibilità per il terzo di scegliere se utilizzare o meno questo strumento aggiunge un ulteriore livello di flessibilità al sistema giuridico.
Cos’è l’azione revocatoria
L’azione revocatoria è un mezzo attraverso il quale il creditore può tutelare la propria garanzia patrimoniale chiedendo la revoca di atti di disposizione posti in essere dal debitore.
Tali atti, se non impugnati, potrebbero pregiudicare la possibilità del creditore di soddisfare la propria pretesa sul patrimonio del debitore.
Mediante l’azione revocatoria, il creditore ottiene la reintegrazione della sua garanzia sul patrimonio del debitore, anche se il credito è soggetto a condizione o a termine.
L’azione revocatoria costituisce uno strumento di salvaguardia importante per i creditori, garantendo loro la possibilità di recuperare risorse che altrimenti potrebbero essere dissipate o trasferite illecitamente dal debitore.
È un mezzo che consente di riequilibrare le posizioni delle parti coinvolte, proteggendo l’integrità del patrimonio del debitore e assicurando che i creditori possano ricevere il pagamento che spetta loro in base ai termini contrattuali o legali.
La sua natura straordinaria si riflette nella sua capacità di operare al di là dei limiti temporali imposti dal passaggio in giudicato delle decisioni precedenti.
Opposizione di terzo ordinaria
L’opposizione di terzo ordinaria, regolata dall’articolo 404 del codice di procedura civile, consente a un terzo di opporsi a una sentenza definitiva o esecutiva se questa arreca pregiudizio ai suoi diritti.
Attraverso questo mezzo, il terzo protegge un proprio diritto autonomo legato alla questione oggetto del processo.
Un aspetto significativo dell’opposizione di terzo ordinaria è il suo ruolo nel garantire la tutela dei diritti delle persone che potrebbero essere colpite in modo negativo da decisioni giudiziarie alle quali non sono direttamente coinvolte.
Questo tipo di opposizione offre una via percorribile per coloro che hanno interessi legittimi da difendere ma che non sono stati considerati durante il processo originario. Ciò contribuisce a mantenere un sistema giudiziario equo e inclusivo, in cui tutte le parti interessate hanno la possibilità di far valere le proprie ragioni di fronte alla legge.
Opposizione revocatoria di terzo
L’opposizione revocatoria di terzo, disciplinata sempre dall’articolo 404 c.p.c., è concessa ai creditori o agli aventi causa di una delle parti che potrebbero subire un pregiudizio a causa di una condotta dolosa.
Attraverso questo mezzo, essi cercano di evitare il pregiudizio derivante dalla sentenza, che potrebbe impattare negativamente sul loro diritto impedendone l’effettivo esercizio.
La possibilità di proporre un’opposizione revocatoria di terzo offre una protezione supplementare e aggiuntiva ai creditori e agli aventi causa in quanto consente loro di contestare le decisioni giudiziarie che potrebbero danneggiare i loro interessi.
Questo strumento legale è particolarmente importante in situazioni in cui vi è sospetto di comportamento fraudolento o di manipolazione delle decisioni giudiziarie a danno dei terzi dunque la previsione, nel nostro ordinamento giuridico, di un sistema come questo garantisce che le controversie siano risolte in modo equo e trasparente.
Cosa si intende per “avente causa”
Gli aventi causa sono i successori o i terzi titolari di un diritto sorto prima dell’inizio del processo.
Deve precisarsi che non rientrano in questa categoria i successori del diritto controverso. La definizione precisa della nozione di “avente causa” è essenziale per determinare quali sono i soggetti che hanno il diritto di proporre un’opposizione di terzo revocatoria e quali interessi possono essere legittimamente protetti da questo strumento legale.
È fondamentale distinguere tra coloro che hanno acquisito un interesse diretto o indiretto nella questione oggetto del processo e coloro che non hanno alcun legame con essa. Questa distinzione, infatti, assicura che solo coloro che hanno un interesse giuridicamente rilevante possano agire per far valere i propri diritti mediante l’opposizione di terzo revocatoria.
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